Adriana Gloria Marigo
vive tra Padova e Luino. Dopo gli studi universitari in pedagogia, ha insegnato
nella scuola primaria. Attualmente cura la presentazione di libri, scrive
recensioni, collabora con Polo Psicodinamiche Prato nell’ottica della relazione
tra letteratura e psicoanalisi e con alcune riviste di settore online.
Ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano - LietoColle, 2009 e
L’essenziale curvatura del cielo - La
Vita Felice, 2012.
Dal 2012 è tra i poeti
invitati all’annuale rassegna FlussidiVersi sulla poesia mitteleuropea che la
Regione Veneto promuove nella città di Caorle. Su invito dell’Associazione
Scrittori Sloveni nell’aprile 2014 presenta a Lubiana L’essenziale curvatura del cielo e a Capodistria incontra gli
studenti della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università del Litorale per un
dialogo sulla poesia e sul significato di essere poeti.
Predilige la diffusione
della poesia in una dimensione multidisciplinare e all’interno di altre
espressioni artistiche, quali pittura e fotografia: a giugno 2014 presenta a
Castelfranco Veneto il suo lavoro poetico sulle fotografie di viaggio di Imaire
De Poli nell’evento “Di Terra e Arte” del Centro di Ricerca Artistica
Immaginario Sonoro.
Vi proponiamo oggi quattro poesie, le prime due tratte da Un biancore lontano e L’essenziale curvatura del cielo
UN BIANCORE LONTANO
Un biancore lontano di nuvole
regge tutto l’azzurro
profondo allo zenit del giorno
dove la luce che ci ama
ci fa affini
e il lieve passare dell’aria è
lo schiarire dell’ombra
*
Giunta da un’era di ghiaccio
e fuoco, distendo le mappe all’occhio
del cifrario incompleto che sfoglio per
l’arcano di una annotazione
- sillabario e sintassi -
cercando la parola che va lontano,
brace senza memoria di cenere.
L'APPARENZA DEL VERO SVAGATO
Non erano le somiglianze tue
a sorprendermi nel tempo stretto
d'ottobre tra veglia e sonno,
era il gesto probatorio con cui
riavvolgevi il canapo delle partenze
il precipitato di sguardo
sulla dorsale per il volo e
l'apparenza del vero svagato.
DI QUESTO SOGNO
A Francesco M.
Di questo sogno tocco le sponde mobili
l'acqua che non si fa golfo e
ogni erba declinante il verde
il riverbero dell'ora dentro la
pupilla che sazia il mondo di ogni
tuo modo, semplice o assente.
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